Come Amministratori del Territorio dobbiamo affrontare la questione Borgo Fiorito e accoglienza dei richiedenti asilo con l’obbligo in primis di tutelare tutte le persone coinvolte: le persone che non dovrebbero essere costrette a migrare e i cittadini, ed evitare la creazione di nuovi ghetti sul territorio comunale, situazione ad oggi possibile a causa della mancata assunzione di responsabilità della precedente giunta Barbujani e della sua maggioranza politica. Per ignoranza o malafede in questo mese sui quotidiani e nei bar sono state date informazioni errate in alcuni casi e falsità in altri, per le quali valuteremo tutte le vie per tutelarci nel caso possano sconfinare nella diffamazione. Dispiace che sulla questione borgo fiorito abbia preso un granchio la candidata sindaco 5s Elena Suman, che ha fatto una grave confusione sulla situazione della compresenza di Servizio Protezione Richiedenti Asilo e Centri di Accoglienza Straordinaria, come succede oggi a Rovigo.
E’ doveroso fare chiarezza se si vuole amministrare una Comunità. La clausola di salvaguardia prevede che nei Comuni che appartengono alla rete SPRAR o che hanno manifestato la volontà di aderirvi non siano attivate “ulteriori forme di accoglienza” (ad es. CAS prefettizi). La “clausola di salvaguardia” si applica quando il numero di posti SPRAR soddisfa la quota di posti assegnata al Comune dal Piano Nazionale di ripartizione richiedenti asilo e rifugiati. Quindi la clausola di salvaguardia scatta quando nello SPRAR si accolgono un numero di persone pari a 3 ogni mille abitanti. Proprio sulla realtà di Rovigo può spiegare l’attuale coesistenza di SPRAR e CAS il nostro candidato Cristiano Pavarin, che in collaborazione con la lista civica Coscienza Comune, ha verificato che nel comune di Rovigo esistono 25 posti SPRAR e 170 CAS: se fosse applicata la clausola di salvaguardia ampliando lo SPRAR a 150 posti (pari al 3 per mille di 50 mila abitanti) il numero totale di persone accolte sarebbe di 150 anziché di 195. Per la riduzione dei posti è indispensabile un buon dialogo con le Prefetture e il coordinamento di tempi e modalità. Se mai si comincia con la transizione mai si arriva alla riduzione anzi si rischia l’incremento delle accoglienze solo sulla base dell’emergenza e delle ondate di arrivo.
Accogliere con lo SPRAR quindi vuole dire accogliere, in modo regolamentato da decreto ministeriale (con manuali e revisore per la rendicontazione dei finanziamenti pubblici), un numero contingentato di migranti, la cui posizione di richiedenti asilo e rifugiati è al vaglio delle autorità. Accogliere con lo SPRAR dunque ad oggi è l’unica via che permette di controllare, guidare, scegliere, integrare e amministrare la città con una visione sistemica dei processi di erogazione, utilizzando una rete dotata di sostegno ministeriale e dell’ANCI, di percorsi formativi per il personale comunale, di meccanismi di regolazione flessibili che permettono ad una comunità di non temere le decisioni legate all’urgenza di reperimento di posti ma di contare su una programmazione e su un numero di posti determinato per legge.
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