Se non fosse una tragedia per una città che non viene amministrata come meriterebbe, si potrebbe pensare al film in cui Checco Zalone, inneggiando appunto alla prima repubblica, fa di tutto per mantenere il posto fisso.
Invitiamo, allora, chi, come Bobo e la sua coalizione, freneticamente si sta agitando perché nulla cambi, a fermarsi a riflettere, per una volta, e a farsi la fatidica domanda: “Quo vado?”.
Ci chiediamo con quale coraggio il sindaco possa continuare ad autoproclamarsi “nuovo” e lontano dai giochi partitici e dai vecchi politicanti.
Non lo è mai stato e oggi, visto ciò che sta accadendo, chi si ostina a voler credere alla rappresentazione che Bobo da di sé, oltre a ingannare se stesso, è corresponsabile di una manipolazione della realtà che sta portando inesorabilmente al declino la nostra Città. Adriesi, aprite gli occhi! Altro che “nuova politica”, lo spettacolo offerto da chi amministra Adria è degno dei giochetti, della melina e dei bizantinismi che hanno segnato i momenti peggiori della cosiddetta prima repubblica.
Barbujani non è riuscito, dopo mesi di ritardo, a trovare i voti in Consiglio Comunale per far approvare il suo programma amministrativo.
Di fronte a un atto così grave avrebbe dovuto trarre le necessarie conseguenze e, invece, dopo gli sgambetti incrociati dei vari Simoni, Ceccarello, Santarato, Cantarutti si è limitato a minacciare di ricandidarsi “anche sotto un altro cappello”, dimostrando di tenere alla propria poltrona più che al bene della Città.
E al posto delle dimissioni, come nel gioco dell’oca, ora ricomincia, dopo sette mesi, dalla casella di partenza. “Non dire ciò che pensi, non fare quello che dici” era l’imperativo di chi voleva perennemente galleggiare nella vecchia politica: evidentemente ha fatto breccia anche sul “politico nuovo”.
Eppure in quel Consiglio Comunale era emerso chiaramente, per ammissione esplicita di un consigliere di maggioranza, che dalle elezioni ad oggi giunta e consiglieri eletti con Bobo si erano preoccupati di posti, di ruoli, di “careghe” piuttosto che dei problemi della città.
Noi di IBC-SiamoAdria ce ne eravamo accorti da tempo, perché, ad esempio, abbiamo riscontrato l’inerzia di sindaco e giunta nell’ affrontare gli urgenti problemi sociosanitari del nostro territorio e ne abbiamo avuto la conferma constatando l’ingiustificata sufficienza con cui è stata “sopportata” l’illustrazione degli emendamenti di buonsenso alle linee programmatiche da noi presentati in consiglio comunale.
Oggi sarebbe più dignitoso staccare la spina e interrompere questa penosa agonia, ma invece si preferisce mercanteggiare sui posti in giunta: fuori uno, dentro un altro, accontenta uno, penalizza un altro e, di riflesso, promesse e minacce, facendo entrare in gioco le partecipate, i cosiddetti enti di secondo grado, la casa di riposo, dopo che proprio le elezioni provinciali hanno innescato questo processo.
Altro che dimissioni, la “nuova politica” di Barbujani si ispira all’ andreottiano “meglio tirare a campare che tirare le cuoia”. Meglio tenersi ben stretto il posto, a tutti i costi.
Impegno per il Bene Comune e SiAmo Adria
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