La stesura dell’articolo 16 del Regolamento comunale citato è discutibile in molti punti e la sua lettura, nel contesto della delibera di adozione, non è in linea con il principio di equità sociale e di proporzionalità della partecipazione dei cittadini alla comunità che Impegno per il Bene Comune ha tra i valori del proprio statuto.
Detto questo, tuttavia, vi è una lettura legittima, pur non condivisa.
L’articolo 16 stabilisce i criteri per calcolare la misura degli interventi economici di integrazione delle rette sotto una certa soglia di valore ISEE (i comuni possono chiedere compartecipazione agli utenti in base al proprio ISEE) che il Comune stabilirà in seguito (vd. rimando della delibera del 21 dicembre) e i criteri per la valutazione della capacità di provvedere alla copertura della retta sulla base di: (elementi inclusi nell’ISEE per legge) patrimonio immobiliare e mobiliare dell’interessato, componente aggiuntiva dei figli non conviventi, che è un conteggio che risulta applicando scale di equivalenze e percentuali sui redditi e sui patrimoni dei figli non conviventi ed è inserito nell’ISEE dell’interessato come gli altri elementi.
La misura dell’ intervento del Comune è stabilita come differenza tra la retta della struttura a carico della persona assistita e la capacità di quest’ultima di provvedere alla copertura di quell’importo.
Poi l’articolo 16 dice che è sempre l’interessato che paga (cit. “l’utente è tenuto a versare direttamente la struttura ospitante”) in base ai criteri che abbiamo visto sopra e che determinano che un intervento proporzionale di integrazione rette del Comune in questo modo:
integrazione della retta da parte del Comune = retta (quota alberghiera) – ( pensioni + indennità – 25% del minimo inps (quota per spese personali) + un importo proporzionale che il Comune determina essere pari alla cifra dell’indicatore dell’eventuale quota aggiuntiva determinata per l’ISEE).
Il che non vuol dire che il Comune chiede l’intervento dei figli, ma che ne utilizza la quota aggiuntiva per proporzionare il proprio intervento.
Diverso discorso è, invece entrare nel merito di tali criteri che, a nostro avviso, non sono condivisibili, per tutta una serie di motivi di inadeguatezza di concetto (la componente aggiuntiva è un indicatore (anche se espresso in euro) e non un importo economico disponibile) e di iniquità sociale (uno tra tutti, ad esempio, non si considerano gli effetti disastrosi che ha la devoluzione del 75% delle entrate economiche di un anziano ricoverato con moglie a carico rimasta a casa da sola in questo modo senza sussistenza) e che Impegno per il Bene Comune si impegna, governando Adria e già prima attraverso azioni e ricorsi già allo studio, a rivedere riportando il senso di una vera equità sociale per i cittadini aventi diritto all’assistenza, per i loro familiari e, contemporaneamente, anche verso tutti i cittadini che sono chiamati a sostenere con costituzionale solidarietà i servizi sociali per la comunità mediante la chiamata in causa della vera assente: la Regione del Veneto.
Il riordino dei conti e degli utenti a proprio carico porterebbe il Comune persino a risparmiare. Il Comune deve prendere una posizione decisa sulle integrazioni che paga e non dovrebbe pagare: quelle a totale carico della ULSS.
La Regione, infatti, non provvede a pagare le rette dovute per l’ospitalità di persone con bisogni totalmente sanitari (come possono essere considerate le persone che necessitano di assiatenza prettamente sanitaria ,tra questi certamente Alzheimer e demenza senile) che invece devono essere pagate interamente dal Sistema Sanitario né adegua le impegnative sanitarie, come è espressamente dichiarato anche nella delibera n. 4 del 04.02.2016 del Centro Servizi Anziani di Adria, dove si motiva l’aumento delle rette di 1 euro al giorno anche con il mancato adeguamento delle coperture regionali dei costi socio sanitari ponendo quota parte del mancato intervento regionale a carico di tutti gli ospiti.
E Adria sta pagando mentre la Regione non lo sta facendo perché il Presidente della Conferenza dei Sindaci che è anche Sindaco di Adria non fa valere questi principi inapplicati che stanno penalizzando il territorio e i cittadini di Adria.
Invitiamo perciò il Movimento 5 Stelle a unirsi a noi nel portare avanti queste battaglie verso la Regione, proprio attraverso la consigliera regionale Patrizia Bartelle, che fino ad oggi ci ha prestato la massima disponibilità ed attenzione su questi temi.
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