La seduta del Consiglio Comunale che, allo scadere del termine di legge, ha approvato il Rendiconto 2014 è stata costellata da inconsistenze ed esposizioni tendenziose.
La relazione dell’Assessore al bilancio Federico Simoni e gli interventi del consigliere Matteo Stoppa sono state le uniche trattazioni a contenere, anche se in mero abbozzo, qualche argomento contabilmente corretto sull’oggetto di discussione che, poiché era il Bilancio Consuntivo dell’Ente, avrebbe meritato ben altre competenze e ben altri approfondimenti.
Le risultanze del 2014 hanno evidenziato un avanzo di amministrazione di quasi 2.300.000 euro, provenienti da economie di spesa in conto capitale e correnti (alcune delle quali sono ridotte rispetto all’anno precedente per obbligo di legge ed altre per mancato utilizzo entro l’anno) che saranno in gran parte assorbiti dal fondo svalutazione crediti.
Con ciò significando che i ‘risparmi’ sulle spese delle forniture per i servizi, per le funzioni ordinarie verso i cittadini e per gli investimenti in manutenzioni e nuove opere per la cittadinanza si sono di fatto trasformati in un fondo non altrimenti impiegabile destinato solo alla futura compensazione di crediti presenti in bilancio che hanno la probabilità di diventare, per condizioni anche molto diverse tra loro, inesigibili e, quindi, non più riscuotibili da parte del Comune stesso.
Tendenzioso (e non si può dire altrimenti poiché non è in dubbio la competenza vantata dal consigliere Antonio Scarda) è stato il commento secondo il quale deve essere riconosciuta l’abilità dell’attuale Giunta per aver tutelato il Comune da dissesti futuri attraverso l’accrescimento del fondo svalutazione crediti.
Il consigliere Scarda, tuttavia, mentre dichiara con enfasi che ciò è frutto di una scelta degli Amministratori, sa bene che dal 2012 la normativa obbliga gli Enti Locali ad istituire il Fondo Svalutazione Crediti il cui ammontare e il cui accantonamento annuale sono quantificati per legge.
Nessuna scelta, quindi, ma un obbligo il cui rispetto non è un vanto ma un dovere.
Non solo, ma dall’analisi della natura delle entrate non riscosse, oltre all’annosa e articolata contesa sui crediti vantati verso Polesine Acque che, come anche per altri comuni polesani, ne rende incerta la riscossione per un importo ingente, l’Assessore Simoni indica nei tributi non pagati da imprese e cittadini l’altra importante voce che fa accrescere l’ammontare e la quota di accantonamento del Fondo stesso sottraendo risorse ai servizi per i cittadini e alle manutenzioni, senza relazionare se e su quanto l’attività di recupero dei crediti affidata (e ben remunerata) a AS2 abbia consentito di incassare.
Ciò che non viene versato a titolo di imposte, inoltre, per l’Assessore Simoni è imputabile senz’altro all’omissione di cittadini ed aziende, e nulla dice se le tariffe e i tributi siano stati oggetto di una sua valutazione in ordine all’adeguatezza rispetto alle condizioni socio-economiche compromesse in cui sempre di più si trovano imprese e famiglie.
Così come, sempre secondo Simoni, dei 180.000 euro stanziati per il bando a sostegno delle aziende ne sono stati assegnati solo 55.000 a causa della “poca risposta” da parte delle imprese stesse e delle associazioni di categoria, senza che sul risultato fallimentare vi sia stata un’analisi adeguata.
Nessuna relazione, infatti, è stata esposta in ordine alla verifica sull’eventuale inadeguatezza dei requisiti fissati per l’accesso al bando, sui termini strettissimi tra la pubblicazione del bando e il termine per la presentazione della domanda o sull’esiguità dell’importo massimo erogabile per ciascun soggetto economico (mille euro) che, anzi, senza nessuna motivazione particolare è stato riferito dall’Assessore al bilancio essere stato “in alcuni casi anche duemila euro”.
Il bando, infatti, era finalizzato alla concessione dei contributi con l’obiettivo ambizioso della “salvaguardia e possibile crescita del settore economico produttivo, con particolare riguardo alle attività commerciali e artigianali tradizionali” delle quali si auspicava il mantenimento dei relativi livelli occupazionali e l’attrazione di nuovi investimenti.
Superficialità analitica che si è riscontrata anche nell’intervento del consigliere Giuseppe Marzolla (Lega Nord), il quale, con particolare soddisfazione per la risposta che stava offrendo alle critiche poste dalla Minoranza sulla mancata decisione di reimpiegare parte dell’avanzo di amministrazione ad integrazione dei fondi per il sociale, si è spinto a indicare il triste trend in crescita dell’entità dei tagli ai trasferimenti specifici fatti dallo Stato giudicando sufficiente che, in questo momento storico di grave difficoltà a livello cittadino non si sia fatto altrettanto, dimenticando che il ruolo dell’ente comunale è invece quello di tutelare il benessere della propria comunità compensando il deficit di risorse esterne.
Con ogni evidenza, nei contenuti e nella forma, quella emersa nella seduta del consiglio comunale è stata una Maggioranza refrattaria all’ascolto e all’analisi, persa in rivendicazioni e ovvietà ed una Minoranza con riflessi poco pronti a controbatterle.
Impegno per il Bene Comune
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